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domenica 20 gennaio 2013

Tutto quello che c’è da fare per la scuola







 Tutto quello che c’è da fare per la scuola
MARCO ROSSI-DORIA
14/01/2013
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La Stampa
Caro Direttore, in questi giorni sento una fortissima urgenza: che si parli di scuola, di com’è, di come deve diventare. E sogno una campagna elettorale che sappia farlo. In modo positivo e dunque riparativo e innovativo. E rispettoso, dunque partendo da quel che già si fa. Quando sono stato chiamato a fare il sottosegretario all’Istruzione avevo appena finito un’inchiesta per La Stampa, a più puntate, in cui avevo intervistato docenti e dirigenti






di tante scuole. Emergeva una scuola competente e battagliera.
Che s’interroga sul futuro educativo del Paese. E che innova nonostante le difficoltà. Cose concrete… Come abbiamo messo su un laboratorio scientifico. Come ho fatto fare volontariato ai ragazzi del mio liceo. Come abbiamo messo intorno a un tavolo genitori e insegnanti in modo da condividere un’idea educativa, ciascuno facendo la sua parte anziché rimpallarsi le colpe. Come uso la lavagna multimediale imparando io, a mia volta, dai miei alunni. Come porto i bambini a leggere le costellazioni nel cielo. Come metto su un’orchestra o una compagnia che recita in un teatro vero. Come consolido bene l’Italiano e la matematica in un quartiere di periferia.






Dopo un anno nel quale ho incontrato oltre cento scuole girando dal Nord al Sud e dove, certo, ho visto scuole in difficoltà che chiedevano aiuto, ho soprattutto avuto la conferma che  esiste questo grande, prezioso esercito civile di gente capace di misurarsi con nuovi modi di apprendere. E anche capace di valutare il proprio operato sulla base dei risultati, come si fa in tutto il mondo. Così, mi sono ulteriormente convinto che chiunque governerà questo Paese deve poterne sostenere l’azione quotidiana, per davvero. Ho anche fatto i conti con i grandi numeri, che sanno dire molto. Eccone alcuni, di segno anche diverso.







Noi integriamo ogni giorno nelle nostre classi, in modo sereno e serio, 200 mila bambini e ragazzi con disabilità. Nessun altro Paese lo fa da così tanti anni. E oggi finalmente capita che altre grandi nazioni ci guardino con ammirazione, pensando di volerci imitare. Tanto siamo avanti che una delegazione del governo francese è venuta e mi ha chiesto: come fate a fare una cosa così importante, i primi tra i paesi OCSE, da 30 anni? Accogliamo, poi, 750 mila bambini e ragazzi stranieri. Parlano italiano ormai come prima lingua, lavorano per raggiungere gli obiettivi curricolari in tutte le discipline insieme ai nostri figli; diventeranno – presto, si spera – i loro






concittadini a tutti gli effetti. Un signore che ha un banco in un mercato di Roma, che si chiama Mustafà, mi ha detto: «il vero porto che mi ha accolto sono state le maestre dei miei tre figli nelle vostre belle scuole».
Ma è pur vero che la maggior parte
dei 40 mila edifici nei quali vivono ogni mattina i nostri figli hanno cinquant’anni e passa. Molti hanno avuto buoni interventi, molti no; e pochi sono ecosostenibili. Un noto economista quando gli ho chiesto «senti, ma, anche al di là della urgenza civile,






nell’ottica della ripresa economica, conviene investire in questa storia?» - mi ha mostrato perché la risposta non può che essere «sì». Poi, troppi bambini e ragazzi imparano troppo poco e il 18,3 percento di loro, quasi sempre figli di poveri, non raggiungono una qualifica professionale né un diploma di scuola superiore. Sono scandalosamente troppi. Dobbiamo migliorare presto gli apprendimenti di tutti e di ciascuno e battere la dispersione scolastica. Nel Sud abbiamo iniziato a costruire una rete di scuole che si dedicano a questo. Ma ci vorrà costanza e dobbiamo estendere l’impegno ovunque. Vorrei, ora, dire la cosa più importante, in modo pacato. La scuola italiana è stata indebolita da un disinvestimento culturale e politico che si è tradotto in tagli per 8,4 miliardi di euro nel triennio 2008-2011. E’ una somma enorme,






che ha intaccato da allora le risorse correnti. Quando, tra qualche anno, si studierà questa cosa, ci si troverà dinanzi a una vera e propria cesura nella storia d’Italia. Infatti, né in tempi di penuria economica, come all’avvio dello Stato unitario, durante le guerre, né nei periodi di crisi e di ricostruzione si erano tolti così tanti soldi al sistema d’istruzione. E ci si domanderà perché è avvenuto e soprattutto perché è avvenuto in assoluta controtendenza con il pensiero economico, sia di ispirazione socialdemocratica che liberale, che riconoscono nell’istruzione - oltre che il principale fattore di tenuta della coesione sociale e di discriminazione positiva a favore di chi parte con meno nella vita la






prima leva per la crescita equilibrata e duratura e anche per la fuoriuscita dalle crisi. Ora è assolutamente vitale riprendere una seria politica di investimento. Ci vuole una stagione capace di produrre un’inversione di tendenza, un cambio di rotta. Bisogna, infatti, passare dalla logica della spesa a quella dell’investimento. Obama ha nominato gli investimenti per la scuola molte volte nel suo discorso dopo la vittoria elettorale, e non c’è Paese al mondo che affronti questa crisi tagliando i fondi per il sapere.
Si tratta, insomma, di operare una sostanziale innovazione nel paradigma con il quale l’Italia guarda alla sua scuola e discutere del come reperire le risorse necessarie. Significa anche restituire a docenti e alunni la possibilità di guardare al domani della propria comunità con fiducia e speranza, non doversi trincerare nella difesa e nel mantenimento di quel che c’è e progettare il futuro attraverso nuove e più avanzate proposte.
Ecco perché questa campagna elettorale deve parlare da subito di scuola.


Scuole, in arrivo altri tagli: a rischio anche il sostegno





 Scuole, in arrivo altri tagli: a rischio anche il sostegno

La spending review taglia il fondo per il Miglioramento dell'offerta formativa per recuperare soldi destinati a finanziare gli scatti d'anzianità dei docenti
13/01/2013
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Il Resto del Carlino
Bologna

LA SPENDIG review taglia il Mof e il Fis? E allora i presidi tagliano il Pof. Calembour di sigle per indicare: navigazione plumbea per le nostre scuole sul fronte dei progetti. Sia quelli di arricchimento culturale sia (ed è ben peggio) quelli di sostegno programmati per affiancare gli alunni più fragili come, ad esempio, quelli con disturbi






dell'apprendimento. Progetti, ma non solo. La scure cade anche sugli incarichi di staff (dai vicari ai coordinatori di commissioni): azzerati. «E' tutto bloccato rivela il preside del liceo Righi, Domenico Altamura . I progetti non partono (se accade è solo per la buona volontà degli insegnanti) e le nomine interne, necessarie per far funzionare una scuola, non sono state






fatte». Il nodo è presto detto: il Mof è il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa che sarà potato non meno del 23% (ma si ipotizza fino al 38%); i soldi recuperati sono destinati a finanziare gli scatti di anzianità di 120mila professori (in primis quelli del 2011). Il Mof contiene il Fis, il fondo di istituto (già drenato del 30% nell'ultimo anno) da cui i presidi attingono per sovvenzionare i progetti inseriti nel






Piano dell'offerta formativa (appunto il Pof: la carta d'identità di ogni istituto). Ma anche per pagare gli stipendi ai supplenti e l'integrativo ai vicari e ai docenti con funzioni strumentali. Se a livello nazionale le percentuali della mannaia sono queste, per la nostra provincia si aggirano sul 30%. «Questo per noi si traduce in un impoverimento spiega Filomena Massaro, preside dell'istituto comprensivo 12 e






componente delle giunta di Asabo, l'associazione delle nostre scuole . Oltretutto il Fis, pensato per dare forza all'autonomia scolastica, è destinato per legge proprio ad arricchire l'offerta formativa. Se il taglio dovesse essere confermato, dovremmo fare delle scelte dolorose». Questo «è un colpo mortale alla contrattazione di istituto: usano il fondo per la qualificazione per dequalificare le nostre scuole», obietta Francesca Ruocco, segretario provinciale Flc Cgil. La scure sul Mof-Fis produce un taglio «lineare che cade






su tutto», avverte Stefano Mari, preside del circolo didattico 3 che, in via cautelativa, ha approvato per ora solo il 60% delle attività. Un salto nel buio perché il rischio di dover abbassare la percentuale è reale. E il pensiero del dirigente corre veloce, ad esempio, ai bambini con disturbi specifici di apprendimento (Dsa) che «non sono coperti' da fondi specifici. Gli insegnanti e gli educatori che si dedicano a loro si pagano solo con il Fis».





domenica 13 gennaio 2013

Andiamo in pensione?





Andiamo in pensione?

Riceviamo e pubblichiamo da parte dell’INCA


domanda di pensione
scadenza 25 gennaio 2013
se hai anche uno solo dei seguenti requisiti:
-  Quota “96”, con almeno 60 anni di età e 35 di contributi,  entro il 31/12/2011;
-  40 anni di contributi entro il 31/12/2011;
-  61 anni di età (donne), 65 anni di età (uomini) con almeno 20 anni di contributi (ridotti a 15 anni se si è prestato servizio prima del 31/12/1992);
-  41 anni e 1 mese di contributi (donne) o 42 anni e 1 mese di  contributi (uomini) maturati entro il 31 agosto 2013;
-  66 anni e 3 mesi di età (uomini e donne) entro il 31 dicembre 2013;
-  57 anni di età e 35 di contributi (solo per le donne) e opti per il sistema contributivo.
porta il tuo cedolino paga e il tuo stato di servizio (compressivo di riscatti e ricongiunzioni) ad una delle sedi FLC-CGIL oppure inviali al seguente indirizzo email ad.demarco@inca.it indicando numero
di telefono e indirizzo email dove verrai contattato.



 



Care/i compagne/i la ripresa delle attività scolastiche ci vedrà seriamente impegnati a dare risposte ai numerosi quesiti  riguardanti le pratiche di pensionamento. La buona esperienza di collaborazione maturata lo scorso anno con l'INCA di Napoli ci mette oggi nelle migliori condizioni per poter fornire un servizio rapido ed efficiente per accompagnare al pensionamento tutti coloro che si rivolgeranno alle ns sedi.
Nella fattispecie, in ciascuna delle sedi sindacali, ogni responsabile dovrà essere in grado di dare una prima risposta sulla possibilità di pensionamento del








dipendente della scuola che si rivolgerà a noi. A tale proposito in allegato alla presente nota troverete il materiale necessario per fornire adeguate delucidazioni di merito. Le delucidazioni a cui mi riferisco sono esclusivamente quelle riguardanti il possesso dei requisiti di massima, anagrafici e contributivi, utili  per andare in pensione.  Pertanto si tratta di un'azione di “primo filtro” che consentirà di razionalizzare e migliorare l'efficienza dell'intero servizio offerto dall'INCA. Una volta verificato che il dipendente ha i








requisiti per andare in pensione si raccoglie la documentazione necessaria all'avvio della pratica e alla effettuazione dei relativi calcoli della pensione che verrà effettuato dall'INCA.
Pertanto da ogni probabile pensionando dovrà essere fornita la seguente documentazione in copia:

1.           cedolino paga
2.           stato di servizio (servizio di ruolo, non di ruolo)
3.           periodi riscattati (laurea),
4.           periodi eventualmente ricongiunti / totalizzati








per quanto riguarda i punti 3 e 4 importante, ma in questa sede non indispensabile, sarebbe avere la copia della domanda di riscatto / ricongiunzione / totalizzazione.
Tale documentazione deve essere raccolta in una cartellina avendo cura di indicare, per ciascun pensionando, numero di telefono casa/cellulare ed eventuale contatto e mail (è utile indicare tali contatti anche sul cedolino paga del pensionando). Sulla cartellina dovrà essere indicato la dicitura pratiche di pensione, la sede sindacale di provenienza e la/il compagna/o di riferimento con relativo numero di cellulare (serve all'INCA in caso di problemi)



 




Le cartelline dovranno essere consegnate alla sede di Napoli il più rapidamente possibile in modo da dare una risposta al pensionando entro tre o quattro giorni dalla presentazione. Alla raccolta provvederà Daniela, in orario antimeridiano, mentre in orario pomeridiano tutto il materiale potrà essere lasciato nel cassetto di Antonio Martire posto sulla mensola nella stanza di Daniela.

Anche quest'anno la domanda di pensione dovrà essere presentata on line. Il sistema sarà operativo a partire dal 10 gennaio e fino al 25 gennaio (abbiamo chiesto una proroga della scadenza ma non ci contiamo troppo). Pertanto è, in prima istanza, importante assicurarsi che i pensionandi siano in possesso delle credenziali di accesso a istanze on line onde evitare problemi nella presentazione della domanda.








In allegato alla presente nota troverete il volantino che dovrà giungere in ogni scuola per essere affisso unitamente all'elenco delle sedi sindacali che troverete in allegato. Pertanto sarà vs cura inviarlo a tutte le RSU e TA in modo che il servizio sia capillarmente pubblicizzato. Da lunedì saranno inoltre disponibili nella sede di via Torino i volatini stampati in A3 da affiggere nelle sedi sindacali.
E' inutile sottolineare quale ritorno in termini di proselitismo si possa ottenere dalla buona riuscita dell'intera campagna che dipende essenzialmente dal ns impegno.
Voglio infine sottolineare che se avete dubbi circa il possesso dei requisiti contributivi per andare in pensione è sempre meglio preparare la cartellina e portarla a Napoli sarà poi lNCA a rispondere nel merito. Comunque sono sempre a vs disposizione per qualsiasi chiarimento.
Ringraziandovi per la collaborazione vi abbraccio

Antonio Martire
Inoltrato dalla gent.ima collega Marinella Esposito