Nessuna
lezione, ma tutti in aula. Così i docenti del liceo scientifico Talete di Roma
hanno deciso di protestare contro i tagli alla scuola. Prima ora, con
l'insegnante d'italiano si leggono gli articoli della Costituzione. Seconda. La
professoressa di inglese spiega il decreto ex Aprea. Terza e quarta ora. Gli
studenti discutono delle riforme. Ultima. La docente di latino legge le mozioni
votate in altri istituti.
DIDATTICA ESSENZIALE. È stata la prima giornata di un'intera settimana di
'didattica essenziale' senza verifiche né interrogazioni, per protestare contro
i provvedimenti del governo.
«In Italia nei momenti di crisi si taglia sempre su scuola e salute e noi non ci stiamo più», ha detto Angelica Russi, docente di lettere. «Contestiamo sia il decreto di stabilità, sia la legge ex Aprea. Il signor Giarda e il signor Profumo vengano qui a fare 24 ore di lezione frontale con classi che superano anche 33 ragazzi...».
I prof si incrociano nei corridoi nei cambi d'ora. «Tutti concordi nella protesta», ha confermato Paolo Moretti, che insegna matematica e fisica. «Ci stanno contattando scuole da tutta Italia per darci sostegno», ha riferito un'altra.
«In Italia nei momenti di crisi si taglia sempre su scuola e salute e noi non ci stiamo più», ha detto Angelica Russi, docente di lettere. «Contestiamo sia il decreto di stabilità, sia la legge ex Aprea. Il signor Giarda e il signor Profumo vengano qui a fare 24 ore di lezione frontale con classi che superano anche 33 ragazzi...».
I prof si incrociano nei corridoi nei cambi d'ora. «Tutti concordi nella protesta», ha confermato Paolo Moretti, che insegna matematica e fisica. «Ci stanno contattando scuole da tutta Italia per darci sostegno», ha riferito un'altra.
La protesta si
diffonde in altre scuole
Mentre nella capitale il
coordinamento scuole secondarie di Roma continua a divulgare documenti e le
mozioni di protesta di istituti sempre più numerosi: dell'Anco Marzio, del
Mamiani, del Labriola, del Montale, dell'Albertelli, del Virgilio, del Kant e
del Cederna di Velletri, di cui si riporta già lo stato di agitazione degli
insegnanti.
«In settimana concorderemo con gli altri istituti come portare avanti la protesta, senza ledere il diritto allo studio dei ragazzi», ha spiegato il preside del Talete Antonio Panaccione.
«In settimana concorderemo con gli altri istituti come portare avanti la protesta, senza ledere il diritto allo studio dei ragazzi», ha spiegato il preside del Talete Antonio Panaccione.
«UN CAPPIO AL COLLO». Panaccione è stato lapidario: «Se
passa questa riforma-cappio al collo, la scuola statale muore per asfissia. La
nostra settimana di protesta continua e non sarà sufficiente solo abolire le 24
ore, quello era impossibile, il governo deve buttare via l'ex Aprea, anticamera
di una privatizzazione selvaggia». Il preside ha indicato il cortile interno
dell'istituto, un po' datato, che conta ben 42 classi: «Qui dovrebbero fare
ricreazione 1.045 alunni, stipati. Questo è un edificio che casca a pezzi e al
posto di porre rimedio ora vogliono mettere la pietra tombale sull'istruzione».
La scuola ideale come
tema di lezione
In seconda C si è parlato della
scuola ideale: la docente di religione ha diviso la lavagna in due: da un lato
campeggia la scritta «come vorremmo gli insegnanti», dall'altro «come dovremmo
essere noi».
«Vogliamo che i ragazzi e i genitori capiscano che una cattiva qualità della scuola ricade soprattutto su di loro», ha detto la professoressa Russi facendo strada per i corridoi e per i piani del Talete: «Se vede delle classi scoperte è perché con la riforma Gelmini siamo tutti a 18 ore e non c'è più la copertura dei docenti momentaneamente assenti».
«Vogliamo che i ragazzi e i genitori capiscano che una cattiva qualità della scuola ricade soprattutto su di loro», ha detto la professoressa Russi facendo strada per i corridoi e per i piani del Talete: «Se vede delle classi scoperte è perché con la riforma Gelmini siamo tutti a 18 ore e non c'è più la copertura dei docenti momentaneamente assenti».
STUDENTI DIVISI. Diverse le reazioni degli studenti.
La maggior parte si è detta favorevole alla mobilitazione dei loro insegnanti.
«Già non ce la fanno così, già sono abbastanza stressati», ha detto un
ragazzino di seconda; «No alla privatizzazione della scuola», ha affermato
perentorio un altro. «Questa settimana faremo tutto da soli», ha aggiunto una
compagna di classe, «ma ci va bene se è per costruire una scuola migliore».
Più critica un altra studentessa: «La protesta è giustissima ma potremmo anche pensare che ora i prof. si sono mossi perché hanno toccato i loro interessi. E prima? Quando a protestare eravamo solo noi?».
Due genitori in attesa di essere ricevuti dal preside affermano: «Siamo schierati dalla parte dei docenti. È vergognoso».
Più critica un altra studentessa: «La protesta è giustissima ma potremmo anche pensare che ora i prof. si sono mossi perché hanno toccato i loro interessi. E prima? Quando a protestare eravamo solo noi?».
Due genitori in attesa di essere ricevuti dal preside affermano: «Siamo schierati dalla parte dei docenti. È vergognoso».
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