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lunedì 27 agosto 2012

La grammatica è innata nel cervello





La scoperta fatta da ricercatori italiani e tedeschi



I risultati della ricerca su «Nature Neuroscience». Le regole del linguaggio sono istintive e «occupano» una precisa area


L’articolo pubblicato sull’autorevole Nature Neuroscience da un’equipe italo-tedesca di neurologi e linguisti dell’Università Vita e Salute del San Raffaele di Milano, dell’Università di Amburgo e dell’Università Schiller di Jena, inserisce il decisivo ultimo tassello in un rompicapo che ci riguarda tutti, in quanto esseri umani dotati di linguaggio. Ben sappiamo, ormai, che le lingue differiscono tra di loro per le parole e per la forma esterna, ma che condividono in profondità una struttura comune, la famosa «grammatica universale», messa in luce dal linguista americano Noam Chomsky quasi esattamente mezzo secolo fa. 


Capacità del cervello di leggere, collocare e comprendere anche un linguaggio errato usando l'Area di Wernicke e Broca



La grammatica universale - L’esistenza di questa grammatica universale fa sì che le lingue e i dialetti oggi ancora esistenti, quelli purtroppo scomparsi, e perfino quelli che potrebbero in astratto esistere, ma di fatto non esistono (le cosiddette lingue umane naturali «possibili») abbiano tutti in comune alcune strutture interne e alcune operazioni sintattiche basilari. Queste strutture e operazioni sono, prese tutte insieme, diverse da altre che la mente umana è anche capace di apprendere a riconoscere e manipolare, pezzo per pezzo, magari divertendosi, ma con fatica.
Un’autentica regola grammaticale, quindi, per quanto complessa, è, per noi esseri umani, del tutto naturale, mentre una


Rapporti tra l'area di Broca e Area di Wernicke
  


regola astratta, superficialmente simile, è per noi innaturale. La prima attiva risorse di calcolo mentale del tutto diverse dalla seconda.


Gli studi di Neil Smith - Dati inoppugnabili su questa diversità, al livello mentale, erano stati raccolti in Inghilterra dal linguista Neil Smith una quindicina di anni or sono. Smith e collaboratori insegnarono a soggetti normali e a rarissimi pazienti con capacità linguistiche intatte, ma con intelligenza generale gravemente compromessa, sia lingue vere a loro ignote, sia lingue artificiali, rette da regole non naturali. La diversità dei risultati emerse netta: le regole autentiche delle lingue vere vennero apprese abbastanza rapidamente da tutti, mentre l’apprendimento delle regole innaturali venne vissuto come un gioco di enigmistica dai soggetti normali, e risultò del tutto impossibile per quei pazienti. 


Aree cerebrali di Brodmann



In questi ultimi anni, era insorto il sospetto che fossero distinte regioni del cervello ad elaborare queste distinte classi di operazioni mentali. Il passaggio dalla mente al cervello diventa oggi sempre più diretto, grazie a raffinate e non invadenti tecniche di imaging , come ad esempio la Risonanza Magnetica Funzionale.
Si è potuto, quindi, verificare che questo sospetto corrisponde alla realtà. 



Produzione linguaggio - Area di Broca



Il progetto sperimentale - La scoperta è stata fatta sulla base di un progetto sperimentale ideato da Andrea Moro, professore di linguistica generale presso la facoltà di Psicologia dell’Università San Raffaele di Milano, ed è stato eseguito sulla risonanza magnetica dell’Ospedale Universitario di Amburgo dalla dottoressa Mariacristina Musso.


Regole possibili e regole impossibili - Il metodo di verifica, assai raffinato, ma riassumibile in termini semplici, è consistito nell’insegnare (letteralmente) a dei soggetti tedeschi, privi di qualsiasi familiarità con l’italiano e con il giapponese, delle regole della grammatica. 


Produzione linguaggio - Area di Wernicke
  


Tra le regole autentiche venivano ad arte inserite anche delle regole linguisticamente impossibili, ma assai semplici. Le frasi si susseguivano sullo schermo di un computer, mentre i soggetti giacevano «incassati» entro l’apparecchiatura di risonanza magnetica e giudicavano, via via, se la regola veniva rispettata o meno. Ad esempio, i soggetti imparavano, tra le regole possibili, che, a differenza del tedesco, per fare una frase in italiano non è necessario esprimere il soggetto, come in «leggo molti bei libri»; invece, come regola impossibile imparavano che la negazione andava messa sempre esattamente dopo la terza parola. Per esempio, per negare la frase precedente dovevano dire: «leggo molti bei non libri». Tale regola è «impossibile» perché in nessuna lingua del mondo la negazione occupa un posto fisso nella sequenza delle parole. Procedure analoghe sono state applicate al giapponese, lingua ancora più dissimile dal tedesco di quanto non sia l’italiano. 



Tomografia a emissione di positroni - aree cerebrali al  lavoro




I risultati - Il risultato è stato che solo quando i soggetti apprendevano le regole possibili si attivava un’area del cervello tipica del linguaggio (la cosiddetta area di Broca, che ha un equivalente anche nei primati ma non è così evoluta come nell’uomo). Quando il cervello deve apprendere regole impossibili, invece, questa area sembra addirittura disattivarsi!
Andrea Moro  precisa: «Uno scopo centrale delle moderne ricerche in linguistica è quello di ben caratterizzare la classe delle lingue umane possibili, assai più di quello di descrivere le lingue esistenti. Dopo cinquant’anni di ricerche, questa scoperta conferma che non si tratta solo di un’utile classificazione di comodo. La classe delle lingue umanamente possibili corrisponde, infatti, ad un’elaborazione effettuata da aree specifiche del cervello. L’ipotesi che l’acquisizione del linguaggio nel bambino avviene sotto una guida biologicamente determinata viene così corroborata». L’austera rivista scientifica ha intitolato l’articolo di Moro e collaboratori (traduco in italiano usando regole del tutto naturali):


Gravi disturbi nella comprensione linguaggio - Afasia di Wernicke



«L’area di Broca e l’istinto del linguaggio». È facile prevedere che oggi spunterà un sorriso sul volto di Chomsky e su quello di Steven Pinker, autore del bestseller internazionale intitolato, appunto, L’istinto del linguaggio.


3 commenti:

  1. Molto bello questo blog. Non tratti la didattica con i paraocchi. Spazi dagli studi sul cervello alla didattica tradizionale, dalle cose quotidiane ai grandi temi delle neuroscienze. Citi a menadito Sperry, Damasio, Gazzanica, Oliverio che non tutti associano alla didattica tradizionale. Mi piace. Insegno in un I.C. del Piemonte e come ho digitato Istituto Comprensivo, dopo il Cerini che è il deus ex machina ho trovato te. Preciso documentato, efficiente e pragmatico. Se mi dai una mano vorrei anche io scrivere qualcosa, ma sono pigra come una marmotta. Belle anche le tue foto personali (sic!). Vorrei aderire al tuo blog, grazie. Così ora che inizio l’anno scolastico farò la sostenuta con le colleghe. Ciao! Lucianadalmasso62


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  2. Mi presento sono Lella Costantini, insegnante elementare in pensione. Mia figlia si sta preparando al prossimo concorso e sfogliando ho notato il tuo blog. (come li chiamate adesso, permetti che ti do del tu, vedo che sei canuto, anche se tra gli uomini fa effetto avere le chiome brizzolate) ho notato l’articolo “L’apprendimento personalizzato” succinto e compendioso. Io ho vissuto con successo l’epoca del Metoco Montessori dei suoi successi e dei suoi limiti. Mi fa piacere che tratti queste cose con un metodo “easy” cioè colori, lettere ben visibili, sottolineature ed evidenziatori. Mi fai tornare battagliera come nelle contestazioni degli anni ’60! Scusa il mio formalismo ma ti seguirò spesso. Lella Costantini.
    Ps. il tutto lo ha fatto mia figlia io col pc non vado molto d’accordo.

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  3. Sono un amica di Lella Costantini, in pensione. Anche mia figlia si sta preparando al prossimo concorso e mi ha parlato del tuo blog. Mi ha fatto notare l’articolo “L’apprendimento personalizzato”. Sono stata per anni la Direttrice Didattica di Lella e ho vissuto l’epoca del Metodo Montessori dei suoi successi. Mi fa piacere che tratti queste cose. Ma vorrei far capire ai giovani quanto si è perso e si perde delle battaglie che abbiamo fatto sul percorso del Metodo Montessori. Perche non ne parli? Te ne sarei grata, farebbe bene a tutti.
    Ps. Lo scritto è di Laura mia figlia ma a me piace il pc più della tv. Un abbraccio. La evergreen Dott. Sa Alice Bongiovanni.

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