Jerome
Bruner, cultura, mente e linguaggio
Jerome Seymour Bruner (New York, 1 ottobre 1915) è uno psicologo statunitense che ha contribuito allo sviluppo della psicologia cognitiva e la psicologia culturale nel campo della psicologia
dell'educazione.
Jerome Bruner |
Cenni biografici
Studiò prima alla Duke University
di Aversa, dove conseguì il BA nel 1937, poi alla Harvard University, dove conseguì il Ph.D. in psicologia nel 1941. Durante la Seconda guerra mondiale si occupò di propaganda e opinione pubblica. Lavorò a stretto contatto con Hadley Cantril.
Divenuto in pochi anni uno dei
ricercatori statunitensi più importanti in ambito psicologico, nel 1952 diede il via al progetto cognizione, un
percorso di ricerca che contribuì a rinnovare profondamente la psicologia
accademica americana. Portato alla ribalta dal progetto cognizione, nel 1956 Bruner
raggiunse l'Europa e conobbe il grande psicologo svizzero Jean Piaget. Durante il suo soggiorno europeo inoltre venne a conoscenza dell'opera
di Lev Vygotskij. Tornato ad Harvard, nel 1960 Bruner istituì il Centro di studi cognitivi,
sancendo definitivamente l'affermazione
Jerome Bruner in Italia |
scientifica del Cognitivismo
rispetto al Comportamentismo
allora predominante.
Sempre nel 1960, Bruner si impegnò
in nuovi ambiti di ricerca psico-pedagogici. Le sue ricerche in questo campo avevano un'origine
sociale. Il lancio del primo Sputnik sovietico, avvenuto in quegli anni, aveva evidenziato
un ritardo tecnologico degli Stati Uniti rispetto ai rivali dell'Unione
Sovietica e questo aveva portato la società americana a riflettere
sull'effettiva funzionalità del sistema scolastico statunitense, ancora fondato sul modello attivista
di John Dewey. Così nel 1959, l'Accademia Nazionale delle Scienze
si riunì a Woods Hole e la conferenza fu presieduta proprio da Jerome Bruner. Esito della conferenza fu l'uscita
nel 1960 del rapporto di revisione
del sistema scolastico con il titolo "The process of
education". La nuova proposta psico-pedagogica contenuta nel rapporto fece presto il giro del mondo
e nel decennio che seguì Bruner continuò ad approfondire la sua ricerca
pedagogica nel filone della psicologia cognitiva.
Jerome Bruner 2 |
Nel 1972 Bruner si trasferisce alla Oxford University dove approfondisce gli studi precedenti. Ad Oxford
sviluppa le sue intuizioni sulla relazione tra cultura,
mente e linguaggio, producendo risvolti originali
come il concetto di negoziazione e la sua psicologia culturale.
Nel 1987 gli è stato attribuito il Premio Balzan per la psicologia umana "per aver abbracciato
nelle sue ricerche tutti i principali problemi della psicologia umana, su
ciascuno portando un contributo originale non solo valido teoricamente, ma
altresì atto a trovare applicazione nello sviluppo delle facoltà psichiche
dell’uomo" (motivazione del Comitato Generale Premi Balzan).
Jean Piaget e Jerome Bruner |
Ricerca psicologica e Contesto culturale
La psicologia cognitivista di Bruner è fortemente
innovativa nell'ambiente accademico americano. Nei primi anni in cui Bruner
lavora la ricerca psicologica americana è ancora centrata sul paradigma del comportamentismo, introdotto con successo nel 1913 da John Watson. Il comportamentismo considerava la mente alla
stregua della tabula rasa già proposta in ambito filosofico dall'empirismo. L'apprendimento dell'individuo veniva così ridotto
ad un'azione passiva da parte dello stesso, indotto a comportarsi in un certo
modo determinato dalla relazione stimolo-risposta, che aveva trovato grande
successo negli esperimenti di laboratorio di un altro grande comportamentista: Burrhus Skinner.
Il comportamentismo era figlio della cultura filosofica
intrinseca alle origini stesse degli Stati Uniti, ovvero al pragmatismo. Questo paradigma culturale era infatti legato alla
necessità di un'intelligenza
pratica e applicativa che i primi coloni del Nuovo Mondo dovettero utilizzare
per sopravvivere in un ambiente avverso e sconosciuto.
Le fondamenta con cui il
Jerome Bruner 3 |
comportamentismo si era affermato nelle università americane tuttavia iniziarono
a vacillare quando dal Vecchio continente arrivarono teorie psicologiche
innovative. Negli anni '30 infatti Kurt Koffka e Wolfgang Köhler, esponenti di punta della psicologia della forma (psicologia della Gestalt), si trasferirono negli USA per sfuggire alle
persecuzioni naziste. La psicologia della forma proponeva un'idea di individuo molto più
dinamica di quella comportamentista. Non considerava affatto la mente
umana come una tabula rasa che riceve passivamente gli stimoli sensoriali, ma
presentava un modello di interazione tra schemi
mentali intrinsechi e percezioni estrinseche. Il soggetto percepiva così
la buona forma dell'oggetto attraverso degli schemi mentali presenti sin dalla nascita, che organizzavano il
materiale percepito in una forma determinata.
Questo paradigma psicologico
beneficiava della tradizione filosofica tedesca, con particolare riferimento
all'opera di Immanuel Kant, che senza una verifica sperimentale aveva già
intuito, nel XVIII secolo, l'idea di una mente che percepisce la realtà su
schemi intrinseci ad essa, chiamati dal filosofo giudizi
sintetici a priori.
Jean Piaget, L.S. Vygotsky, Jerome Bruner |
Un'altra scossa alla teoria
comportamentista fu data dal successo
ottenuto in America dalla psicoanalisi di Freud. Sin dalla sua nascita
la psicologia era rimasta legata al paradigma positivista del razionalismo.
Pertanto la mente umana era stata studiata come un sistema razionale e
organizzato. Né il comportamentismo, né la psicologia della forma si erano
allontanati da questo concetto, infatti il primo proponeva il modello razionale
causa-effetto, rappresentato dal binomio fondamentale stimolo-risposta,
mentre la Gestalt proponeva schemi mentali intrinseci indipendenti da
ogni emotività individuale, esclusivamente legati ad un'organizzazione
razionale della mente-soggetto sul materiale percepito-oggetto.
La psicoanalisi invece, pur non
essendo epistemologicamente considerabile come scienza, evidenziò l'aspetto irrazionale della
personalità individuale. Freud aveva infatti teorizzato che il comportamento
personale non fosse che "la punta dell'iceberg" di un esteso insieme di impulsi, ricordi,
valori e molto altro ancora, schematizzato nelle categorie dell'Es – la parte irrazionale della mente, legata
prevalentemente agli impulsi del piacere -, dell'Io – che mantiene l’ equilibrio tra super io ed es - e
del super-io – valori e regole sociali apprese dall’individuo
durante l’infanzia e rappresentano la parte razionale della mente.
Jerome Bruner 4 |
La teoria psicoanalitica era
fortemente influenzata dalla corrente filosofica dell'irrazionalismo, che già con le sue punte di diamante, Schopenhauer e Nietzsche, aveva messo in crisi le filosofie ottimiste e
razionaliste di Hegel e Auguste Comte. Bruner fu uno dei primi a rendersi conto
dell'importanza del messaggio che la psicoanalisi mandava al mondo psicologico,
tanto che sarà il primo ad
introdurre l'aspetto irrazionale dello studente come vera e propria strategia
cognitiva nelle sue ricerche pedagogiche.
La reazione a questo proliferare di
nuove teorie si manifestò unitariamente in un movimento psicologico denominato New look on perception, a cui lo stesso Bruner aveva contribuito. Il New
look, unito al concetto innovativo di set cognitivo pose le basi della psicologia cognitivista bruneriana e può essere
considerato il mantra di tutte le sue ricerche future.
Jerome Bruner e il Prof Baccelli |
Il set cognitivo
Quando Bruner si approccia allo
studio del New look, il set cognitivo è ancora in fase di studio e la
ricerca è contemporanea a quella dello psicologo di Harvard, pertanto lo stesso
autore invita alla prudenza nella sua opera Beyond the Information Given,
ma appare anche stimolato dall'argomento ancora poco chiaro e dunque pronto ad
essere arricchito.
Il concetto di set cognitivo è centrato sul
dinamismo della mente nell'atto di percepire e di conseguenza apprendere. La mente dinamica va in
controtendenza a quella statica proposta dalla psicologia della gestalt.
Infatti, il set cognitivo sarebbe un meccanismo di percezione selettiva degli
elementi della realtà, in continuo mutamento. La selezione è in effetti dovuta
a strutture mentali
intrinseche che già la gestalt aveva proposto, ma queste strutture non
sono semplici meccanismi innati e statici di organizzazione del percepito, ma
mutevoli forme fortemente influenzate da esperienze passate, bisogni ed
interessi sviluppati
Jerome Bruner 5 |
dall'individuo. L'individuo quindi percepisce il mondo a
seconda di come le sue strutture mentali interne selezionano il materiale
percepito e queste strutture
sono in continua evoluzione e cambiamento, in funzione di nuovi
accomodamenti ed apprendimenti di cui il soggetto fa esperienza.
Alla luce di queste argomentazioni
Bruner mostra i limiti della teoria
comportamentista. Il set
cognitivo cambia radicalmente l'idea di mente che percepisce passivamente come un mero specchio
della realtà, presentandola come una struttura attiva nella percezione
dell'oggetto e che influenza fortemente il materiale percepito dal soggetto. Il
processo cognitivo diventa così dinamico e interattivo con la realtà, ma
anziché essere limitato ad una semplice sequenza di accomodamenti, com'era
invece nel comportamentismo, è trasversale
nell'utilizzare ogni proprietà della mente nel suo intero.
Jerome-Bruner in Italia 2 |
Un riferimento esplicativo può
essere rintracciato nel pensiero
del filosofo francese Jean Paul Sartre, che proponeva un concetto di mente come faro che
illumina la realtà e nullifica ciò che della realtà l'individuo non riesce a
percepire. Il set cognitivo del New look può essere quindi inteso come un faro
che fa luce nella realtà buia e permette di percepire ciò che è illuminato,
questo faro è composto da tutte le conoscenze pregresse, le esperienze vissute,
i valori, gli interessi, i bisogni e soprattutto la cultura del soggetto
percepiente. Ciò che invece esce dal fascio di luce è nullificato dalla mente,
pertanto non ha un valore cognitivo che possa generare un apprendimento o una
semplice conoscenza.
Il concetto di set cognitivo avrà un
grande impatto anche sulla psicopedagogia di Bruner, essendo un modello che risponde alla
domanda promotrice della ricerca cognitivista: come
conosciamo il mondo?. Infatti le
categorie mentali che formano le strutture del set rappresentano delle vere e
proprie strategie cognitive
attraverso le quali l'individuo conosce la realtà sulla base delle proprie
motivazioni, che si ampliano in corrispondenza di uno spettro più ampio di
bisogni e conoscenze pregresse, più in generale della cultura.
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