"AUTONOMIA
SCOLASTICA: ANCORA TUTTO DA FARE" STANDARD COMUNI PER COMBATTERE IL GAP
NORD-SUD
Autonomia
scolastica, governance e valutazione del sistema educativo.
In materia di istruzione e di formazione, il titolo V
della Costituzione prevede una ripartizione di competenze tra Stato e Regioni
che comporta il graduale passaggio dal monopolio statale a un rafforzamento del
ruolo programmatorio delle Regioni e quello gestionale delle scuole autonome,
le cui competenze includono: gestione del servizio scolastico,
personalizzazione dell'offerta formativa, gestione delle risorse umane e
finanziarie all’interno di budget prefissati, definizione di quota dei
curricoli in relazione ai soggetti territoriali.
ma la scuola scende o sale? |
Ma quello dipinto è un quadro a tinte piuttosto cupe:
«La necessità di cambiamento è condivisa da tutti, ma la verità è che la
trasformazione è lenta e vischiosa. La legge
dell’autonomia è del ’97; l’autonomia è a regime
dal 2000 e non solo non è in corso d’opera, ma si sta ancora “pensando” a come
avviarla nelle scuole; la revisione del titolo V è del 2001 e ancora
cerchiamo la strada da percorrere per tradurla nella realtà». Così, ricordando
l’esempio eclatante degli organi collegiali di istituto, la cui normativa è
ferma al ’74, e anche il ritardo nazionale rispetto agli obiettivi di Lisbona
che ci si era impegnati a raggiungere nel 2010. «C’è da chiedersi se siamo
dentro o fuori i confini di uno stato di diritto, perché un’amministrazione
centrale come la nostra che non si preoccupa di attuare una norma di dieci anni
or sono, sarebbe difficile da comprendere al di fuori dei confini di questo
Paese…».
Lettera alla scuola italiana |
«Di certo però – alle scuole servono maggiori risorse
finanziarie, mentre anno dopo anno esse hanno perso i budget che avevano in
regime preautonomistico. Si stima che ad oggi
la perdita si attesti al 70% di quanto possedevano, e questo dice molto
sulla reale volontà dello Stato di dare attuazione alle autonomie degli
istituti».
Ma non si deve assolutamente replicare a livello
regionale il modello centralistico della scuola. «A fronte dell’impianto formativo
nato dal titolo V e dalla norma del 2001 che coniuga autonomia e nuovi poteri
regionali, le regioni non devono - per mancanza di modelli o pigrizia -
ricadere nel modello centralistico. Occorre infatti eliminare la
sovrapposizione di competenze fra stato, regioni, enti locali, scuole
autonome».
Le aule che non vedremo |
Aula vecchia monitor senza lcd! |
POLO QUALITA’
Un’esigenza che è stata sentita anche dagli istituti
che hanno partecipato alle iniziative di formazione promosse dall’USR sul modello
CAF (Common Assessment Framework) per l’autovalutazione, e rappresentano ben il
34% delle scuole del Veneto. Il CAF aiuta le scuole nei seguenti obiettivi:
orientamento ai risultati, focalizzazione sulle parti interessate, gestione per
processi e obiettivi, coinvolgimento del personale, miglioramento e
innovazione, partnership e responsabilità sociale.
Il sogno di un telescopio a scuola |
Il nostro Paese spende
in ricerca l'1,10% del Pil, ossia circa un
terzo di quanto stabilito dalla strategia di Lisbona (che proponeva l'obiettivo
del 3% entro il 2010 ora ridefinito dopo la crisi monetaria del 2010-11),
poco più della metà della media europea (1,84%) e meno di Repubblica Ceca, Slovenia e Croazia.
Questo dato ci condanna ad una marginalità grave, sottrae alle future
generazioni gli strumenti necessari per misurarsi e competere nel panorama
internazionale.
Perciò è da qui che si deve ripartire, rimettendo al
centro il valore del sapere, della conoscenza e del merito. Perché l'unica
speranza di rilanciare la nostra economia è potenziare il vantaggio in termini
di sviluppo culturale, scientifico e tecnologico rispetto ai Paesi emergenti.
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