Come i bambini apprendono le
parole
La capacità naturale del bambino di
apprendere le parole dal contesto può essere stimolata da una presentazione
visuale interattiva (ACQUISIZIONE) più che dal ricorso al dizionario (APPRENDIMENTO), le cui definizioni
spesso vengono fraintese.
Ascoltando un
bambino che sta imparando a parlare, ciò che colpisce, di solito, è la sua limitata padronanza del
linguaggio; si tende invece a sottovalutare il valore assoluto dei
traguardi raggiunti dal bambino. Il semplice apprendere dal vocabolario è un'impresa enorme: per
molti anni, dopo aver cominciato a parlare, un bambino impara nuove parole al
ritmo di oltre 10 al giorno! Sappiamo ben poco, però, su come un bambino riesca
in quest'impresa. Certamente, non in virtù di una semplice memorizzazione delle
voci di un vocabolario. I risultati delle ricerche fanno pensare che i tentativi formali di costruire
il repertorio verbale del bambino rimandandolo al dizionario siano meno
efficaci di quel che la maggior parte dei genitori e degli insegnanti sono
propensi a credere. Stiamo esaminando la possibilità che per questo
scopo si riveli più efficace un programma per Computer in
grado di fornire informazioni lessicali relative a parole nuove incontrate nel
contesto di un racconto.
Quando un
adulto si dispone a imparare una lingua straniera, sa già che cosa lo aspetta.
Sa di dover imparare una nuova pronuncia, una nuova grammatica, un nuovo
vocabolario e un nuovo stile nell'uso del linguaggio. Sa che dovrà dedicarvi
molte ore ogni giorno, per anni, prima di potersi dire padrone della nuova
lingua. Sa anche, però, che potrà contare sull'aiuto di insegnanti, che
potranno spiegargli, nella sua
madrelingua, tutto ciò che deve sapere sulla seconda lingua.
Per i bambini
le cose sono ben diverse, infatti, essi non hanno ancora una lingua e non si può, quindi, dire loro
ciò che devono imparare. A tre anni, però, padroneggiano la struttura
fondamentale della loro madrelingua e sono ben avviati sulla strada che porta
alla competenza comunicativa. Per molti individui, l'acquisizione della prima
lingua è l'impresa intellettuale più imponente di tutta la vita. Coloro che si
sono dedicati allo studio del modo in cui i bambini apprendono il linguaggio
generalmente si trovano d'accordo nel ritenere che l'aspetto più notevole di quest'impresa sia la
veloce acquisizione della grammatica. Ciononostante, l'abilità dei
bambini ad apprendere nuove parole stupisce quasi quanto la loro abilità a
conformarsi alle regole grammaticali .
Quante parole
si devono conoscere per usare l'inglese (o l'italiano) efficacemente? La
risposta dipende da numerose variabili, fra le quali va inclusa la definizione
stessa di "parola". Per fornire una valutazione più precisa, possiamo
definire una parola come il tipo di unità lessicale che una persona deve
apprendere; tutte le forme derivate e composte che costituiscono semplici
variazioni morfologiche sul tema concettuale, in questo senso, non devono
essere contate come parole distinte. Per esempio, in inglese write è una parola
e le sue varianti morfologiche (wntes,
wnt, wrote, written, writing, wnter e via dicendo) sono legate da
vincoli di parentela, in maniera tale da formare un'unica famiglia; la stessa
cosa si può dire, in italiano, per i rapporti che intercorrono fra amare e amante, amato, amano,
amò, ameremo e via dicendo. Se una famiglia di questo tipo viene
considerata come se fosse una singola parola e la conoscenza di una parola
viene definita come la capacità di riconoscere, fra quattro definizioni, quella
che più si avvicina al suo significato, allora il vocabolario
medio di lettura di un ragazzo al compimento del corso di studi medio superiore
consiste di circa 40 000 parole. Se si contano come parole anche i nomi
propri di persone e luoghi e le espressioni idiomatiche, questo valore deve essere raddoppiato.
Questa cifra
dice qualcosa sull'abilità dei bambini nell'apprendimento delle parole. Se alla
fine delle scuole medie superiori un ragazzo ha circa 17 anni, le 80.000 parole devono essere state
apprese nell'arco di 16 anni, con un ritmo di apprendimento di 5000 parole
all'anno, pari a 13 parole al giorno. I bambini dotati di un vocabolario particolarmente ricco probabilmente
assimilano parole nuove a un ritmo circa doppio. Chiaramente, qualunque bambino
normale attua un processo di apprendimento assai complesso a grande velocità.
Nessuno insegna
ai bambini 13 o più parole al giorno. I bambini debbono avere un talento
speciale per questo genere di apprendimento. Alcuni importanti indizi per
capire come ciò avvenga sono stati scoperti un decennio fa da Susan Carey e Elsa J. Bartlett, che a quel tempo erano
alla Rockefeller University e lavoravano con i nomi dei colori. Identificato un
gruppo di bambini di tre anni che non conosceva il colore oliva (la maggior
parte di essi lo chiamava verde, qualcuno marrone), Carey e Bartlett
insegnarono ai bambini un nome senza senso per il colore oliva, un nome che non
potevano aver sentito in alcun altro posto. Presero due vassoi da self-service
e li dipinsero uno di oliva, l'altro di blu. Poi a ogni bambino iniziarono a chiedere,
senza dare particolare importanza alla cosa, "Dammi il vassoio cromo. Non
quello blu, quello cromo." Il bambino si fermava un attimo e magari
indicava il vassoio oliva: "Questo?" "Sì, proprio quello.
Grazie."
Una settimana
più tardi, senza ulteriori spiegazioni, ai bambini vennero chiesti nuovamente i
nomi dei colori. Davanti al colore oliva, si fermavano. Non ricordavano la parola cromo, ma ora
sapevano che quel colore non si chiama verde o marrone. Un'unica esperienza era
stata loro sufficiente per avviare una riorganizzazione del loro lessico dei
colori .
Questo
esperimento, nella sua semplicità, ha dimostrato alcuni fatti importanti sul
modo in cui i bambini apprendono le parole. Innanzitutto, per poter imparare
una parola un bambino deve poter associare il suo suono con il suo significato. Padroneggiare la
meccanica della fonazione, riconoscere
una parola e comprendere il concetto che essa esprime sono processi di
apprendimento distinti. Dopo l'esperienza con i vassoi, i bambini
sapevano che c'è un nome particolare per il colore oliva (che non è né verde né
marrone), ma non ricordavano i particolari suoni vocali associati con quel
colore percepito. Possono essere necessarie numerose ripetizioni prima che il
suono di una nuova parola diventi familiare.
In secondo
luogo, la valutazione del significato di una parola sembra avvenire in due
fasi, una rapida e l'altra molto più lenta. I bambini riconoscono rapidamente
nuove parole e rapidamente le classificano in grandi categorie semantiche. Dopo
aver sentito la parola cromo una sola volta, i bambini di tre anni la facevano
rientrare nel campo semantico dei nomi di colori. I bambini riescono a tener
distinti questi campi ancora prima di sapere che cosa significhino le singole
parole. ACQUISIZIONE IMMEDIATA Se si chiede loro che colore ha una
certa cosa, possono rispondere con un nome di colore qualsiasi, scelto a caso,
ma non rispondono mai rotondo o cinque o pappa.
APPRENDIMENTO
LENTO La fase lenta comporta
l'elaborazione delle distinzioni fra parole che appartengono a una stessa categoria semantica. Un
bambino che abbia assegnato correttamente "rosso", "verde",
"giallo" e "blu" al campo semantico dei termini di colore
deve ancora apprendere le differenze e le relazioni che intercorrono fra queste
parole. Questa fase di solito richiede molto più tempo della prima, e può anche
non essere mai completata; alcuni
adulti, per esempio, assegnano correttamente le parole delphinium e calceolana
al campo semantico delle angiosperme, ma non sanno quali piante queste
parole denotino, e non sanno identificarne visivamente i fiori. In ogni
momento, molte parole si trovano in questo stadio intermedio, in cui sono note
e categorizzate, ma non ancora distinte l'una dall'altra.
Un aspetto
dell'apprendimento di parole da parte di bambini in età prescolare, legato al
precedente e che ha attirato molta attenzione, è la cosiddetta sovraestensione. Un bambino
che abbia imparato la parola mela può applicarla anche a un pomodoro; egli
pensa che mela indichi, per esempio, un oggetto rotondo, rosso e di una certa dimensione. Senza
ulteriore specificazione, questi attributi definiscono anche i pomodori maturi, oltre che le
mele mature. La sovraestensione può verificarsi quando l'idea che un
bambino ha del significato di una parola è incompleta.
Si può
verificare anche l'errore opposto, ma esso viene messo in luce solo con domande
particolari. Per esempio, se per un bambino la parola mela indica qualcosa di rotondo, rosso
e di una certa dimensione, può darsi che egli non usi quel termine quando vuole riferirsi a mele
verdi o gialle. L'unico modo per identificare questa sottoestensione
consiste nel mostrare al bambino mele verdi o gialle e chiedergli come si
chiamano quegli oggetti.
Negli ultimi
anni, la capacità dei bambini in età prescolare di appropriarsi di parole ha
attirato un'attenzione crescente e ora ne sappiamo molto di più di quando Carey
e Bartlett iniziarono i loro studi pionieristici con i nomi di colori. Il processo
di apprendimento delle parole, però, diventa ancor piu complesso nel corso
degli anni scolastici.
Nei primi anni
delle scuole elementari i bambini debbono imparare a leggere e scrivere. In un
primo tempo, leggono e scrivono
parole familiari, che hanno già appreso attraverso la conversazione. Al quarto anno, all'incirca,
cominciano a incontrare parole scritte che non hanno mai sentito in una
conversazione. A questo punto, in genere, si suppone che si debba fare qualcosa
di particolare per insegnare ai bambini queste parole che a loro non sono
familiari.
Questa ipotesi
educativa si scontra con problemi seri. I bambini possono rendersi conto di non
aver mai incontrato in precedenza una certa parola, ma impararla così bene da poterla usare correttamente e
riconoscerla automaticamente è un processo lento. In effetti, imparare
una parola nuova comporta una tale chiarificazione concettuale e un tale
esercizio fonologico che, semplicemente, in classe non c'è tempo per insegnare in questo modo piu di 100
o 200 parole in un anno. Poiché l'apprendimento sopravanza nettamente I'insegnamento (circa 5000 parole apprese in un anno rispetto alle
200 insegnate) è difficile evitare di porsi la domanda: come fanno i bambini in
età scolare a imparare tanto di più rispetto a quanto viene loro insegnato?
Molte parole si
acquisiscono con la lettura. I bambini imparano parole a scuola così come fanno
a casa: osservando come vengono utilizzate in contesti intelligibili. La differenza sta nel fatto che
la situazione di apprendimento scolastico dipende maggiormente da contesti
scritti. Sia il senso comune, sia i dati scientifici confortano
I'opinione che il modo migliore per facilitare la crescita del vocabolario in età scolare consista nel far leggere
i bambini il più possibile.
Imparare parole
leggendole in un contesto è un procedimento efficace ma non efficiente; alcuni
contesti sono poco informativi, altri sono anche fuorvianti. Se la parola in
questione esprime un concetto non familiare, un unico contesto d'uso ben di
rado può sostenere qualcosa di piu di una semplice ipotesi sul significato della
parola. Perché ci possa essere un effetto sostanziale sul vocabolario, bisogna
leggere molto.
Quanto? Un
bambino che, per ogni giorno di scuola, passasse 50 minuti a leggere diciamo 200 parole al minuto,
leggerebbe un milione di parole in un anno scolastico di 100 giorni. Un
milione di parole di testi in prosa italiana non contengono, di norma, più di
50.000 tipi di parole, che rappresentano all'incirca 10.000 famiglie di parole.
I libri di testo probabilmente contengono un numero ancora minore di parole diverse. Anche fra 10.000 parole diverse, è
poco probabile che ci siano piu di 1000 elementi lessicali completamente nuovi. Dato che per imparare
una nuova parola è necessario incontrarla piu volte, è chiaro che leggere un milione di
parole all'anno non è sufficiente. Per spiegare un ritmo di crescita di
5000 parole all'anno sembra necessario pensare a un apprendimento continuo grazie a interazioni in
conversazione, affiancate dalla lettura di vari milioni di parole ogni anno.
In effetti, i bambini che leggono poco al di fuori del contesto scolastico in
genere forniscono prestazioni poco soddisfacenti nei test basati sulla padronanza del vocabolario.
Il fatto che i
bambini imparino molte più parole di quelle che vengono insegnate loro direttamente
consente di trarre conclusioni anche sul ruolo degli insegnanti in questo
processo di apprendimento. Imparare
nuove parole da contesti d'uso puramente letterari (cioè dai contesti forniti
sulla pagina stampata) è più difficile che impararle nell'interazione con una
persona. In una conversazione di solito è possibile chiedere a chi parla
di spiegare il significato di una parola sconosciuta. Nella maggior parte delle
conversazioni, inoltre, I'informazione linguistica viene affiancata da
informazioni visive; mentre
questo ausilio manca completamente nel caso della pagina stampata.
Date queste
difficoltà, sembra ragionevole chiedere agli insegnanti di aiutare i bambini a
essere più efficienti nell'apprendimento di nuove parole dal contesto: se non
possono insegnare loro tutte le parole che debbono conoscere, forse possono
però aiutarli a imparare come elaborare queste cose da soli.
Un modo per
stabilire il significato di una parola non familiare consiste nel consultare un dizionario; verso il
quarto anno del primo ciclo scolastico, nella maggior parte delle scuole
americane, si cominciano a insegnare le abilità relative al suo uso:
ortografia, ordine alfabetico, pronuncia, parti del discorso e un po' di
morfologia e di etimologia.
L’idea,
perfettamente ragionevole, che i bambini debbano imparare come trovare in un
dizionario le parole che non conoscono e come capire ciò che leggono in esso si
scontra però con una difficoltà: la maggior parte dei bambini sani e
intelligenti ha una forte avversione per i dizionari. E forse a ragione. Abbiamo preso in esame
alcuni dei compiti che gli insegnanti sono soliti assegnare per indurre gli
studenti a usare il dizionario: secondo noi questi esercizi non meritano la
fiducia che in essi ripongono insegnanti e genitori.
Spesso, quando
si insegna ai bambini come usare un dizionario,vengono assegnati due compiti. Uno comporta l'eliminazione dell'ambiguità: al
bambino viene sottoposta una frase che contiene una parola con due o più
significati e gli si chiede di consultare il dizionario per stabilire quale
significato avesse in mente chi ha formulato la frase. L'altro
esercizio richiede una costruzione: si dà al bambino una parola e gli si
dice di cercarla nel dizionario e di scrivere una frase che la contenga. A
prima vista, ambedue i compiti sembrerebbero istruttivi: è sorprendente, invece,
scoprire quanto siano inefficaci.
Imparare da un
dizionario richiede una notevole raffinatezza. Interrompere la lettura per
trovare una parola non nota in un elenco alfabetico, sempre tenendo in mente il
contesto originale, in modo da poterlo confrontare con i significati
alternativi forniti dal dizionario e poi scegliere il senso più appropriato per
quel contesto, è un
compito cognitivo di alto livello. Non dovrebbe sorprendere che i
bambini non vi riescano bene, nemmeno quando viene eliminata la maggior parte
delle complicazioni. In un esercizio semplificato di eliminazione
dell'ambiguità, nel quale a bambini del quarto anno venivano sottoposti due
soli significati fra cui scegliere quello inteso in una specifica frase, i
risultati sono stati di poco migliori rispetto a una scelta casuale.
Il secondo
compito, quello di costruire una frase che incorpori una parola nuova, ha il
pregio di richiedere allo studente di usare la parola stessa e quindi,
presumibilmente, di pensare al suo significato. Abbiamo studiato ampiamente
questo compito costruttivo. Dopo aver letto molte migliaia di frasi scritte da
bambini del quinto e sesto anno siamo arrivati alla conclusione che anche questo compito rappresenta
nient'altro che una perdita di tempo.
Un esempio
delle frasi curiose che abbiamo incontrato è "Mrs. Morrow stimulated the
soup" (la signora Morrow stimolò la minestra); esso illustra il tipo di
errore commesso più frequentemente dai bambini di quell'età. Se conoscono già
la parola, di solito le loro frasi sono perfette; se, invece, essa non è nota, i risultati sono spesso mistificanti. Per capire che
cosa ha fatto il bambino quando ha formulato quella frase, bisogna leggere
attentamente le definizioni che ha trovato sul vocabolario. In questo caso alla
voce stimulate il bambino ha trovato fra le definizioni anche stir up (che
significa anche stimolare, incitare, ma piu spesso viene usato nel significato
di mescolare, rimestare).
Questo esempio ci dà una chiave per comprendere
che cosa succede quando i bambini consultano un dizionario. Trovata la parola che non conoscono, cercano fra
le definizioni una parola o un'espressione a loro familiari. Quindi compongono
una frase con la parola o I'espressione a loro familiare e al posto di quella
inseriscono la parola nuova. Uno dei nostri esempi preferiti è dovuto a una
ragazza di quinta, che, cercando nel vocabolario la parola erode (erodere),
aveva trovato nella definizione le espressioni eat out e eat away (che
significano divorare, consumare, oltre che corrodere. portar via gradualmente) e
aveva pensato la frase "Our family eats out a lot" (la nostra famiglia consuma molto).
Ponendo poi erode al posto di eats out, aveva ottenuto come frase finale
"Our family erodes a lot" (la nostra famiglia erode molto) .
Se i bambini sono così bravi ad apprendere parole nuove quando
le sentono o le vedono usate in un contesto, perché hanno problemi a impararle
quando le trovano in un dizionario?
Abbiamo deciso di stabilire con maggiore precisione che cosa succede quando si
incontra una parola non familiare nel contesto di una frase tipica. Uno studio
preliminare ci ha indicato che i bambini sono in grado di scrivere frasi
migliori se si presenta loro una frase modello contenente la parola, anziché la
definizione della parola. Poiché, però, molte delle frasi che scrivevano erano
costruite sulla falsariga dei modelli, questo risultato non poteva essere
interpretato a conferma dell'idea che i bambini imparino il significato di una parola piu da frasi
esemplificative che dalle definizioni. Tuttavia, I'osservazione era
incoraggiante e abbiamo continuato le nostre prove.
Il passo
successivo era semplice: se un esempio va bene, tre dovrebbero andare ancora
meglio. Quando abbiamo fatto il confronto fra le diverse prove, però, abbiamo
scoperto che il numero degli esempi faceva poca differenza. I livelli di
accettabilità delle frasi scritte dopo aver visto una sola frase modello erano
identici ai livelli di accettabilità di quelle scritte sulla base di tre
esempi.
Questa
osservazione ci ha spinto a riconsiderare quanto accadeva. Evidentemente, per i
bambini è difficile integrare tre frasi che non sono in relazione tra loro e
quindi essi focalizzano semplicemente I'attenzione su uno dei tre esempi,
ignorando gli altri. È un comportamento analogo a quello riscontrato nel caso
della lettura delle definizioni del dizionario.
Uno dei
risultati ci è apparso sorprendente, sebbene, pensandoci a posteriori, fosse
abbastanza prevedibile: anche quando venivano fornite frasi modello al posto
delle definizioni, comparivano errori simili a quelli ottenuti per sostituzioni
ingenue. Per esempio, data la frase modello "The king's brother tried to
usurp the throne"(Il fratello del re tentò di usurpare il trono) per
definire la parola non nota usurp, i bambini scrivevano frasi come "The
blue chair was usurped from the room" (La sedia azzurra fu usurpata dalla stanza),
"Don't try to usurp that tape from the store" (Non tentare di usurpare quel nastro dal negozio),
"The thief tried to usurp the money from the safe (Il ladro tentò di usurpare il denaro dalla
cassaforte) e così via. Dalla frase modello, essi avevano dedotto che
usurp significasse take (prendere) e pertanto componevano le frasi usando take,
per poi sostituirlo con usurp.
I bambini sono
in grado di valutare almeno in parte il significato di una parola non familiare
dal contesto: in questo caso, prendere appare come componente del significato
di usurpare. Come i bambini piu piccoli possono sovraestendere la parola mela
perché conoscono solo parte del suo significato,così questa definizione
parziale di usurpare può dare origine a una sovraestensione: se si definisce in
modo incompleto usurpare come prendere, si può usare quella parola in
riferimento a qualunque cosa possa essere "presa": sedie, nastri,
denaro o altro. In tale prospettiva, il comportamento di questi bambini al
quinto o al sesto anno scolastico non rappresenta che uno stadio ulteriore
nello sviluppo di un processo di apprendimento delle parole già utilizzato dai
bambini in età prescolare.
La strategia
della sostituzione appare, quindi, di applicazione molto generale. Nel contesto
di una frase modello, tuttavia, ci troviamo di fronte a un fenomeno piu
complesso di un semplice errore di sostituzione. In questo caso, i bambini non
possono cercare in una frase illustrativa una parola familiare, come possono
fare, invece, in una definizione di dizionario. Per prima cosa, essi debbono
astrarre dal contesto della parola non familiare un concetto familiare e solo a
quel punto possono applicare la regola di sostituzione.
può esistere un
modo migliore per favorire la crescita del vocabolario? Quello che noi e altri
abbiamo scoperto sul processo di apprendimento delle parole sembra dare credito
ad alcuni suggerimenti plausibili. È necessario ricordare che il miglior amico
dell'insegnante, in questa impresa, è la motivazione dello studente a scoprire il significato dei messaggi
linguistici; solo in questo modo i problemi legati a metodi tradizionali
di istruzione cominceranno a diventare chiari. L'esercizio mnemonico su elenchi di parole preselezionate
raramente avviene nel momento in cui gli studenti sentono il bisogno di
conoscere quelle parole; non si basa infatti sulla motivazione naturale
per apprendere le associazioni fra parole e significati. L'apprendimento
attraverso la lettura va incontro al problema opposto: nel momento in cui lo
studente è motivato ad apprenderne il significato, non sono disponibili
informazioni sufficienti sulla parola.
È necessario
che la lettura incuriosisca
gli studenti a proposito di parole non familiari e che sia affiancata da
informazioni immediate sul significato e I'uso di quelle parole. La cosa
importante è fornire le informazioni quando chi legge le desidera ancora. I dizionari sono troppo lenti.
Il ricorso al dizionario può essere d' aiuto a uno studente maturo e ben motivato, ma per un
bambino che frequenta i primi anni di scuola è probabile che agli effetti
negativi dell'interruzione si aggiunga la possibilità di fraintendere le informazioni.
Un precettore (una persona disponibile per identificare e risolvere i
fraintendimenti lessicali) sarebbe molto meglio di un dizionario.
Data la scarsità di precettori premurosi che stiano al
fianco di ogni giovane lettore, ci si può
chiedere come tale assistenza possa essere garantita da un PC opportunamente programmato. Per
esempio, se il materiale di lettura fosse presentato allo studente da un
calcolatore programmato per rispondere a domande sui significati delle parole
contenute in quei brani, non sarebbe necessaria una ricerca alfabetica: lo
studente dovrebbe solo indicare una parola per far apparire le informazioni su
di essa. Dato che il calcolatore saprebbe in anticipo quale significato di una
parola è appropriato nel contesto, non servirebbero raffinate procedure di
eliminazione delI'ambiguità. In effetti, non sarebbe necessaria una
definizione: I'espressione o la frase che contengono la parola potrebbero
essere riformulate evidenziandone il significato in quel particolare contesto.
Per riprendere
esempi già fatti, immaginiamo cosa potrebbe fare il calcolatore con le parole
erodere e usurpare. Potrebbe presentare un testo contenente la frase "La
popolarità del presidente è stata erosa dai suoi cattivi rapporti con il
Congresso". Se lo studente chiede informazioni su erodere, il calcolatore
potrebbe dire: "Le cose possono essere erose; quando il terreno viene
eroso dalla pioggia o dal vento, si spacca e poi viene lentamente distrutto e
rimosso. Anche il potere o l'autorità di qualcuno possono essere erosi: vengono
lentamente distrutti o rimossi da sviluppi sfavorevoli. Questo è il tipo di
erosione a cui si fa riferimento nella frase sul presidente".
Supponiamo che,
nel caso di usurpare, il calcolatore presenti un testo che contiene la frase
"Il fratello del re fallì nel suo tentativo di usurpare il trono".
Alla richiesta di informazioni, potrebbe rispondere: "Quando si usurpa un
titolo, un lavoro o una posizione a qualcun altro, lo si prende o lo si porta
via anche se non si ha alcun diritto di farlo. Nella frase sul fratello del re,
trono non significa soltanto il seggio occupato dal re; è anche il simbolo
dell'autontà regale".
Fornire
informazioni di questo genere quasi istantaneamente non è certo al di fuori
delle possibilità della
tecnologia informatica attuale. È possibile addirittura aggiungere anche
una voce sintetica che
pronunci la parola e la spieghi, o mostrare immagini che indichino quello che
la parola denota nel contesto.
Per
sperimentare alcune di queste possibilità, facciamo interagire bambini degli
ultimi anni delle scuole elementari con una unità video. Viene chiesto loro di
leggere un testo che descrive un episodio, tratto da un filmato che hanno appena visto. Nel
testo sono incluse alcune parole evidenziate che si vuole che il lettore impari.
Quando ne trova una, il bambino può chiedere informazioni sul suo significato,
in tre forme diverse (non alternative tra loro): definizioni, frasi modello e immagini.
Per alcuni
bambini, le frasi esemplificative si dimostrano più informative delle
definizioni o delle immagini. Quando si dà a questi bambini una definizione, la
leggono e tornano rapidamente al racconto. Quando invece si fornisce loro una
frase pertinente al racconto, nella quale la parola è usata nello stesso
contesto, la interpretano come un rompicapo da risolvere. In tal modo, pensano
più a lungo al significato della parola e una settimana dopo la ricordano
meglio.
Abbiamo
riscontrato che fornire le informazioni
quando sono desiderate migliora in maniera significativa la comprensione di
parole non familiari da parte dei bambini, come dimostra il fatto che
sono capaci di riconoscere i significati e di scrivere frasi accettabili che
incorporano quelle parole. Questi
risultati confermano che I'uso del pc può facilitare molto l'apprendimento delle
parole.
Gabry ma hai 2 blog, non lo avevo capito e che casini ci sono dall altra parte, solo cervelli e didattica! Ma chi sei uno scienziato. Ma pensa te. Ciao sei grande Davide68
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