ROGER SPERRY
"La potenza causale di un' idea, o
di un ideale, non e' meno reale di quella di una molecola, di una cellula o di
un impulso nervoso". Cosi' scriveva, negli
anni Sessanta, Roger Sperry, premio Nobel per la medicina nel 1981, spentosi domenica
scorsa. Era nato nel 1913. Dopo aver insegnato anatomia all' Universita'
di Chicago, era passato (1954) al prestigioso Caltech (California Institute of
Technology) ove era emerso il suo interesse per la neurofisiologia.
Il posto negli annali della storia della scienza gli e' garantito dall' essere
stato uno dei protagonisti della scoperta della "differenza"
tra i due emisferi del cervello. Capita spesso nell' impresa scientifica
che l' analisi delle situazioni eccezionali, anormali, patologiche apra la via
alla comprensione di cio' che costituisce la regola, la norma, la salute. Un
antico detto suona cosi' : "Vuoi capire come funziona il corpo di chi e'
sano? Studia chi e' malato, quando ha la febbre". Ricercatori come Sperry sono partiti dalle osservazioni su pazienti cui
erano state recise le fibre del corpo calloso che collegano i due emisferi per
passare quindi allo studio delle differenti prestazioni degli emisferi negli
individui sani. Semplificando: oggi
sappiamo che la meta' sinistra del nostro cervello e' quella del linguaggio e
del calcolo mentre la meta'
destra e' quella della raffigurazione, cosi' importante per l' arte come per la
geometria. Siamo divisi tra logica e intuizione. Dalla struttura del
cervello alla natura di cio' che chiamiamo "la nostra mente": Sperry
non era uno di quegli scienziati che hanno paura di smarrirsi nei labirinti
della filosofia. Nel lontano Seicento Cartesio aveva sostenuto che l' errore
piu' grave "dopo quello di coloro che negano Dio" consisteva nel non
riconoscere che "la nostra anima, pur non soggetta a morire col corpo, vi
era congiunta in modo strettissimo". Solo accettando questa connessione si
poteva comprendere come eventi "mentali" (volonta' , desideri,
affetti, etc.) potessero causare eventi "fisici" come certi movimenti
del nostro corpo. Siamo eredi di
Cartesio . diceva Sperry . ogni volta che ci domandiamo se siamo soggetti
liberi di scegliere oppure oggetti vincolati dalle leggi della natura: un conflitto tra due modi opposti di considerare
"i tipi di forze che controllano noi stessi e il mondo", un conflitto
il cui esito, aggiungeva, pur apparendo magari "marginale per la
quotidiana pratica scientifica", si sarebbe rivelato di grande importanza
per la nostra concezione della scienza e della responsabilita' morale. Siamo
"cartesiani" nel bene e nel male, non solo per il fascino del
problema, ma anche per il genere di risposte che vengono usualmente fornite e
che privilegiano ora la "sostanza" fisica ora quella "spirituale"
a seconda dei gusti in fatto di religione, etica, etc. Contro questa dittatura
intellettuale che veniva dal passato occorreva per Sperry una "rivoluzione
della coscienza". Cosi' , non accettava le
drastiche tesi dei molti neurofisiologi materialisti per i quali e'
semplicemente impossibile che "la mente muova la materia":
come spiegare, allora, che per esempio posso decidere di sollevare il mio
braccio destro e, se non sono impedito, il braccio si alza davvero? Sperry
rifiutava l' idea che esperienze di liberta' come questa fossero solo
"illusioni". Ma nemmeno era disposto a invocare fattori
"sovrannaturali o disincarnati". No, la
mente non e' una "sostanza": ma secondo Sperry cio' non impedisce di
ammettere che i processi mentali, dovuti all' aumento della complessita' della
materia che costituisce il sistema nervoso, possano a loro volta influire sul
mondo fisico. Ne Le citta' invisibili di Italo Calvino, Marco Polo e l'
Imperatore della Cina guardano entrambi un ponte gettato su un abisso. La
costruzione non esisterebbe senza le pietre che la compongono; ma sono quelle
che Sperry avrebbe chiamato "le macro proprieta' dell' insieme" a far
si' che la struttura stia salda e possa funzionare. Come dice Marco all'
Imperatore, "senza l' arco, non c' e' ponte".
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