E’ certamente noto il fatto che una delle più
profonde diversità tra l’uomo e gli animali risiede nella struttura e nel
funzionamento del cervello.
Oggi partendo dai dati scientifici messi a punto in
oltre trenta anni di studi sulle differenziazioni
funzionali degli emisferi cerebrali (1) diventa possibile capire meglio i
criteri di sviluppo evolutivo del cervello, che sono avvenuti nella filogenesi
dell’uomo, studi e ricerche che possano essere molto utili nell’ambito
delle conoscenze sull’apprendimento creativo.
Il cervello nella sua evoluzione, dagli animali
all’uomo, ha scelto varie strategie di crescita, che si riassumono a tratti
nella ontogenesi dello sviluppo dell’embrione umano.
Molto sinteticamente, possiamo indicare le seguenti
tappe evolutive del cervello degli animali ed infine dell’uomo; la prima è stata quella di aumentare il numero di
neuroni, la seconda di accrescere i
contatti interneuronali restando più o meno costante la quantità numerica di
cellule neurali; la terza
quella della specializzazione del cervello in aree funzionali le quali
contraddistinguono le varie attività cerebrali.
Tale sviluppo di aree cerebrali, specializzatesi per
rispondere a definite funzioni di elaborazione della informazione, ha costruito
un sistema cerebrale complesso, che nella sua dimensione verticale è strutturato come un
insieme di scatole cinesi interconnesse;
infatti strutture cerebrali più antiche, quali l’area inclusiva dell’Amigdala ed il sovrastante Sistema
Limbico risultano inglobate negli emisferi cerebrali superiori, mentre questi ultimi vengono
organizzati come un sistema multimediale dove ad esempio l’area temporale è
correlata principalmente al suono ed in parte alla ricezione dei colori, quella
occipitale alla vista, quella frontale deputata al controllo ed alla
integrazione dei dati percettivi elaborati dalle varie aree funzionali del
cervello. (2)
In sostanza si è compreso che il cervello umano è
costruito come un complesso sistema modulare, dove funzioni diverse, come la capacità di scrivere e di espressione fonetica,
vengono codificate da differenti insiemi di integrazione di strutture cerebrali
specifiche, che possono essere più o meno sviluppate sia per dote genetica che
per esercizio ed apprendimento nei vari individui.
Gli studi sul "Cervello
Diviso" hanno permesso di approfondire le nostre conoscenze sul
funzionamento della mente scoprendo l’esistenza di notevoli differenziazioni
tra le funzioni cognitive degli emisferi cerebrali superiori sinistro e destro
dell’uomo e della donna.
In alcuni casi, nel tentativo di bloccare
l’epilessia, alcuni neuro-psichiatri recisero il corpo calloso, un ponte di
fibre che connette i due emisferi cerebrali superiori, separando così i
contatti diretti tra le due sezioni del cervello; inoltre, studi congiunti alle
indagini sul comportamento delle persone con il "cervello diviso",
sono stati effettuati per vari anni anche su persone
colpite da ictus o cerebrolesi nell’uno o nell’altro emisfero.
In particolare, riferendosi a tali casi di soggetti
privi di una diretta connessione interemisferica, i neuro-psichatri , in particolare il Premio Nobel Roger Sperry (3) hanno preso nota
di importanti informazioni sulle organizzazione della conoscenza nel cervello
umano.
Infatti hanno individuato che i due emisferi di un
uomo adulto controllano differenti aspetti del pensiero e del comportamento
pertanto una delle differenziazioni funzionali più evidenti è proprio quella relativa all’operare cognitivo dell’emisfero
sinistro del cervello rispetto al destro.
Tali ricerche hanno comprovato, ad esempio: facendo
vedere un oggetto nel campo di azione dell’occhio sinistro, che preferenzialmente
invia informazioni, tramite il chiasma ottico, alla zona occipitale
dell’emisfero destro; si è notato che l‘individuo dal
cervello diviso è incapace di descrivere l’oggetto.
Quanto sopra non si verifica se l’oggetto è esposto al
campo di azione dell’occhio destro, in quanto esso è
correlato preferenzialmente all’emisfero sinistro.
In tal modo è stata confermata la prima distinzione
fondamentale già ben nota: l’emisfero sinistro è
"parlante " il destro è "silente".
Quanto sopra è conseguente al fatto che la struttura
fondamentale deputata al linguaggio, detta Area di
‘Broca’, dal suo scopritore, è situata nella parte pre-frontale dell’emisfero
sinistro. Inoltre un’altra area, detta di
Wernike, è sviluppata normalmente anch’essa nell’emisfero sinistro; quest’ultima
assume compiti di tipo associativo che
facilitano la comprensione, proprio perché si ritiene che essa sia deputata a
realizzare una sincronia tra i dati percepiti e
l’evocazione dei dati mnemonici precedentemente acquisiti, determinando
in tal modo una interferenza della memoria nel riconoscimento per confronto
delle informazioni percettive.
Queste specializzazioni delle aree che agiscono sul
riconoscimento e la verbalizzazione della risposta sono normalmente
lateralizzate nell’emisfero sinistro, mentre non si denota (sulla base delle
analisi dei flussi sanguigni ottenute con la strumentazione NMR e PET), alcuna corrispondenza simmetrica nell’emisfero destro
di tali aree funzionali.
Da questi dati si ritiene che l’emisfero sinistro sia
più abile nella capacità di sviluppare strategie di
ricerca cognitiva definendo relazioni logiche capaci di utilizzare la memoria
al fine di anticipare una risposta mediata dalle conoscenze acquisite.
Tali conoscenze e riflessioni permettano di
interpretare l’esperienza sopra citata, per cui l’uomo dal "cervello
diviso" riesce a dare spiegazione di ciò che osserva, solo nel caso in cui
è implicato sia nella percezione che nella descrizione verbale l’emisfero
sinistro, mentre nel caso che, la percezione venga rappresentata dall’emisfero
destro, non gli risulta possibile alcuna spiegazione in quanto la percezione è
stata elaborata dall’emisfero silente. Con il
"cervello diviso" risulta praticamente bloccata la capacità di
trasferire informazione da un emisfero all’altro, pertanto solo il cervello
sinistro può liberamente riconoscere un oggetto e contemporaneamente parlare
della propria esperienza visiva.
Al processo di differenziazione in aree specializzate
del cervello, ivi compresa la diversità dell’emisfero sinistro dell’uomo
responsabile dell’espressione linguistica, da quella dell’emisfero destro
silente, è stata data una interpretazione evolutiva.
La strategia evolutiva dello sviluppo cerebrale dagli
animali all’uomo è sostanzialmente finalizzata ad una crescita
cerebrale che non renda troppo voluminoso il cervello. Cosi la crescita
numerica delle cellule neuronali si stabilizza,
mentre aumentano il numero di "sinapsi" cioè delle connessioni
interneuronali. Anche queste ultime infine tendono ad aumentare la massa
cerebrale, allora la evoluzione persegue la strategia di aumentare le aree di
specializzazione, fino a differenziare, principalmente nell’uomo l’emisfero
sinistro da quello destro in funzione dello sviluppo delle capacità di comunicazione
proprie del linguaggio.
Il neurologo Jean Pierre
Changeux ha concepito tale processo evolutivo della specializzazione di
aree funzionali per la elaborazione della informazione, in termini di "Darwinismo Neuronale", cioè di un fenomeno di
adattamento che non ha solo un carattere genetico, ma che in particolare per
l’uomo si sviluppa costantemente durante la vita, con l’apprendimento. (4)
Da ricerche neurologiche sulla attività sinaptiche, si
è notato come le connessioni interneuronali presentano
il loro massimo di attività nell’età evolutiva, mediamente
tra i due ed i quattro anni.
Successivamente con la crescita e l’apprendimento
cognitivo, il cervello del bambino perde parzialmente quella iniziale
plasticità cerebrale, che lo rende capace di appropriarsi di ogni tipo e forma
di linguaggio, associando fonemi a significati mediante l’esercizio delle aree
associative con i processi mnemonici. Questo procedura della elaborazione della
informazione caratteristica dell’emisfero sinistro tende a favorire la
stabilizzazione di percorsi preferenziali interneuronali, così che la primitiva
attività sinaptica integrata e diffusa, caratteristica di una maggior
flessibilità cerebrale, tende a diminuire.
L’apprendimento in particolare nell’età evolutiva,
agisce come quando in un bosco, con un sottobosco molto intrigato e folto, si
aprono sentieri e vie utili a favorire un passaggio più rapido a chi le
attraversa. In tal modo la utilizzazione dell’insieme delle cellule nervose
compie un passo evolutivo in quanto realizza le condizioni di adeguamento della
formazione cerebrale agli stimoli cognitivi e percettivi dell’ambiente. La
perdita di plasticità cerebrale che consegue all’apprendimento, va a favorire
la diminuzione dei tempi di risposta del cervello nei confronti di determinati
fenomeni riconoscibili dalla memoria.
Nelle persone adulte con il "Cervello
Diviso", incapaci di comunicare
rapidamente tra le due sezioni specializzate del cervello, la acquisita
lateralizzazione assimentrica degli emisferi cerebrali provoca serie anomalie
comportamentali. Infatti dalla evocazione della memoria esercitata dalle aree
associative, possono emergere false memorie,
che tendono ad inibire ulteriormente i residui meccanismi di integrazione della
risposta con l’emisfero destro silente; quest’ultimo nell’uomo ha un carattere
meno specializzato, che quindi conserva le capacità
intuitive derivanti dalla plasticità cerebrale propria dell’età infantile. La
dissociazione dei due emisferi provoca una attitudine a chiudersi in un comportamento
derivato da un pensare privo di immaginario intuitivo, che induce psicosi di panico dovute essenzialmente alla incapacità di
affrontare problemi che si presentano come nuovi e che pertanto producono
alterazioni gravi nel comportamento di questi individui.
Queste ricerche sulla lateralizzazione del
funzionamento cerebrale su soggetti privi di comunicazione diretta tra i due
emisferi cerebrali, emergono importanti riflessioni sull’organizzazione
funzionale del cervello e di conseguenza sulla elaborazione
delle conoscenze nell’apprendimento.
Tali concezioni divengono decisamente importanti
oggigiorno. Viviamo infatti in una epoca nella quale l'impatto
sociale delle tecnologie della informazione cambierà il nostro sistema di
studio tradizionale.
Non solo la scuola, ma l’ambiente in cui i giovani nei
paesi più avanzati vivono, si arricchisce continuamente di pressanti stimoli di
informazione con caratteristiche multimediali.
Inoltre le moderne tecnologie della informazione permettono
profonde modificazioni nel rapporti sociali e comunicativi, che assumono una
estensione mondiale e una potenzialità fortemente interattiva.
Oggigiorno abbiamo iniziato a prendere coscienza
dell’influenza dei mass-media sui processi mentali. Ci siamo resi conto infatti
di quanto un sistema di istruzione tradizionale,
basato sulla lezione cattedratica ed il libro di testo favorisca un
apprendimento mnemonico analitico e ripetitivo, che tende ad esercitare una
tipologia di codificazione mentale della informazione, capace di attivare un
elevato grado di lateralizzazione cerebrale.
Per contro un sistema innovativo, che si propone
l’utilizzazione della multimedialità, la
produzione di ipertesti in rete telematica interattiva,
che utilizzano in abbondanza di immagini,
provoca una processazione cerebrale diversa dal tradizionale metodo di studio,
in quanto l’immagine utilizza sistemi di codificazione ed associazione
cerebrale, i quali vengono sviluppati in aree di integrazione differenti da
quelle ad esempio del linguaggio parlato, proprio in quanto la
costruzione mentale delle immagini è di maggior complessità percettiva, ma di più immediata accezione nonché di un minor sforzo
di attenzione.
Ora ci si domanda: quanto, le diverse modalità di
insegnamento multimediale e di comunicazione interattiva in rete telematica, vadano ad influire sulla formazione di una differente
predominanza emisferica tra le funzioni dell’emisfero sinistro e destro del
cervello? Questo attualmente non è dato di saperlo e neppure di supporlo
con un grado di credibilità condiviso.
Certamente il problema esiste; pertanto nel momento
che si introducono nella scuola le nuove
tecnologie di insegnamento multimediale e telematico, diviene necessario che i
docenti si approprino di elementi di conoscenza scientifica sullo sviluppo
cerebrale, in modo che la scuola possa riflettere e dare risposta alla
necessità di approfondimento sui processi cognitivi e motivazionali
dell’apprendimento.
Bibliografia
(1) M.S.Cazzaniga -"Funzioni divise per gli
emisferi cerebrali", Le Scienze 361, pp.42-47,(1998)
(2) CD-Rom -" I Segreti della Mente", abbinato a: Le Scienze 361, pp.42-47, (1998)
(3) Roger Sperry "Hemisphere deconnection and unity of consciousness" American Psycologist, 23, pp.723-733
(4) J.P.Changeux , "L’uomo neuronale", Feltrinelli - MI - 1983
(2) CD-Rom -" I Segreti della Mente", abbinato a: Le Scienze 361, pp.42-47, (1998)
(3) Roger Sperry "Hemisphere deconnection and unity of consciousness" American Psycologist, 23, pp.723-733
(4) J.P.Changeux , "L’uomo neuronale", Feltrinelli - MI - 1983
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