Da circa centocinquanta anni la scienza sa che la funzione del
linguaggio e le capacità connesse risiedono nell’emisfero sinistro nella
maggior parte degli individui (cioè nel 98% circa dei destrimani e in circa i
due terzi dei mancini). La scoperta che le funzioni connesse al
linguaggio sono una specializzazione della metà sinistra del cervello fu dovuta
soprattutto all’osservazione degli effetti provocati da lesioni cerebrali. Emerse chiaramente, per esempio, che la perdita della
parola si verificava molto più frequentemente in presenza di lesioni
all’emisfero sinistro, che non di lesioni di pari entità all’emisfero destro.


Dato che queste
nuove acquisizioni sul cervello umano oltre ad avere importanti conseguenze nel campo della didattica e soprattutto
nell’insegnamento del disegno, per cui vi parlerò brevemente di certe
ricerche, note come studi sul “cervello diviso” dovuto
Sperry e ai suoi allievi Michael Gazzaniga, Jerre Levy, Colwyn Trevarthen,
Robert Nebes e altri, sono stati portati avanti studi sul sonno e
reazioni muscolari automatiche di riferimento. Le ricerche interessarono un
piccolo gruppo di individui che divennero noti come pazienti dalla
commissurotomia, o dal “cervello diviso” e individui sani.
In seguito
l’équipe svolse con questi pazienti una serie di test ingegnosi e ben studiati,
che rivelarono in modo separato le funzioni ‘dei due emisferi’. I test fornirono nuove e sorprendenti prove del fatto che
ciascun emisfero, in un certo senso, percepisce una propria realtà, o, per
meglio dire, percepisce la realtà a suo modo. Sia negli individui con
cervello intatto, sia in quelli con cervello diviso, la metà verbale del cervello - cioè la sinistra - svolge abbastanza
costantemente un ruolo dominante. Con una serie di ingegnosi
procedimenti il gruppo esaminò il funzionamento separato dell’emisfero destro
in questi pazienti, e scoprì che anche la parte
destra del cervello, quella priva di linguaggio verbale, vive delle esperienze,
ha delle reazioni emotive ed elabora per conto proprio le informazioni.
Nel nostro cervello, in cui il corpo calloso è intatto, i due modi di
percezione vengono fusi e conciliati grazie alla comunicazione tra i due
emisferi; questo preserva il nostro senso di unità, cioè la nostra sensazione
di essere un’unica persona. Oltre a studiare le esperienze mentali dei due
emisferi isolati con questo intervento chirurgico, venne analizzato anche il
loro diverso modo di elaborare le informazioni. I
risultati indicarono che le funzioni dell’emisfero sinistro sono verbali e
analitiche, mentre quelle dell’emisfero destro sono non verbali e globali.
Nel corso di ulteriori ricerche, svolte da Jerre Levy,
emerse che l’emisfero destro ha un modo di
elaborazione rapido, complesso, sintetico, spaziale e percettivo, un modo che
se da una parte è totalmente diverso da quello verbale e analitico
dell’emisfero sinistro, dall’altra è paragonabile a esso per complessità.
La Levy rilevò, inoltre, che la destra insisteva nel respingere la sinistra

Grazie a questi
risultati straordinari, ottenuti negli ultimi quindici anni, noi oggi sappiamo
che nonostante la sensazione che comunemente si ha di essere un’unica persona -
cioè un essere unitario - il nostro cervello è
“doppio” e ciascuna metà ha un proprio modo di apprendimento e di percezione
della realtà esterna. Ognuno di noi ha,
per così dire, due menti, due coscienze, mediate e integrate dal cordone
di fibre nervose che si trova tra i due emisferi. Si è potuto verificare che i
due emisferi collaborano in diversi modi. A volte essi cooperano con ciascuna
metà, contribuendo alle sue specifiche capacità e assumendo quella parte del
compito che meglio si addice al suo modo di elaborazione delle informazioni. A volte, invece, i due emisferi operano singolarmente,
vale a dire che uno di essi è attivo e l’altro è più o meno inattivo.
Sembra anche che i due emisferi possano entrare in conflitto tra loro, per cui
una delle metà cerca di fare ciò che l’altra “sa” di poter fare meglio.
Inoltre, è possibile ipotizzare che ciascun emisfero abbia un modo per “tenere
per sé” delle informazioni, privandone l’altro emisfero. Non è escluso, quindi,
che vi sia qualcosa di vero nel detto secondo cui
la destra non sa ciò che fa la sinistra. Quindi
l’emisfero sinistro è sede dell’IO e dei processi secondari mentre l’emisfero
destro è sede dell’inconscio e dei processi primari.
Rossi sottolinea che
“ […] le funzioni di coscienza dell’io e le prese di posizione consapevoli
sono, in massima parte, funzioni dell’emisfero sinistro” e Watzlawick riconosce che da un punto di vista
psicanalitico questa funzione coincide ampiamente con la definizione dei
processi secondari.”
Rossi evidenzia l'occasionalità della dominanza come conseguenza della
situazione: “La dominanza emisferica... ha un importante significato
funzionale. Permette che l'emisfero che ha la superiorità nella risoluzione di
un determinato problema inibisca simultaneamente l'altro emisfero in modo che
non si abbiano a verificare interferenze».
Levi-Agresti
e Sperry dimostrano che
l'emisfero destro è cc... specializzato per le funzioni gestaltiche, nella sua
primaria funzione di sintesi dei dati in entrata». Specializzazione essenziale
in quanto, come precisa Nebes, è capace di generare da uno stimolo parziale e
frammentario un giudizio conclusivo globale».
Un'importante
osservazione effettuata da Jovanovic su
soggetti destrimani durante il sonno rivelò che i movimenti della mano sinistra
durante le fasi REM erano più frequenti di quelli della destra: «Nel
sogno costoro sono mancini. I veri mancini nel sogno diventano destri». Inoltre
pazienti commissurotomizzati riferirono a Bogen che
non sognavano più.
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